Il titolo del disco è esplicito: Mina è l'allieva, Frank Sinatra il maestro . E l'idea grafica del libretto lo ribadisce, con il bric-à-brac di oggettistica scolastica (fogli di quaderno, pennini, temperini, gomme per cancellare) messo insieme da Mauro Balletti, che firma anche la copertina del cd, sulla quale appaiono due immagini tratte dall'album di famiglia dei Mazzini: una Mina appena ragazzina, ritratta davanti a una lavagna da aula scolastica.

 

“L'allieva” è un disco realizzato con estremo rispetto e con immutato amore per colui che di Mina è stato l'idolo, per quanto concerne il modo di cantare le ballad. Ed è un disco che piace a Mina, prima di tutto: che l'ha voluto realizzare andando contro a certe convenzioni discografiche, scegliendo dal repertorio di Sinatra le canzoni che più le piacciono, registrandole in diretta in studio con i musicisti, e con grande divertimento. Lo testimonia la traccia video (compatibile con tutti i sistemi operativi, e visibile su computer) di “Blue moon”, inclusa nella prima edizione a tiratura limitata (ma senza supplemento di prezzo) del cd: che documenta una take della canzone (diversa da quella contenuta nel disco) che Mina esegue seduta al banco del mixer, cantando appunto in diretta e addirittura dirigendo i suoi bravissimi musicisti (“alla fine di questa mi venite giù di un tono”, “ancora giù di un altro tono”), con splendida coolness e straordinaria souplesse.
E i musicisti - Alfredo Golino alla batteria, Massimo Moriconi al contrabbasso, Danilo Rea al piano e Fender, Andrea Braido alle chitarre - vanno dietro a Mina come si faceva una volta, “quando i cantanti sapevano cantare” (sottolinea con legittimo orgoglio il produttore dell'album, Massimiliano Pani), stando attenti alle sue indicazioni, seguendola con attenzione nelle sue spontanee scelte interpretative. Tutti i brani dell'album sono stati realizzati così, con il quartetto jazz e la voce della solista registrati live, ad eccezione dei tre (“April in Paris”, “Only the lonely” e “Laura”), che sono stati arrangiati per orchestra e diretti da un altro grande maestro: Gianni Ferrio.
Rispetto, si diceva: perché a stravolgere le canzoni per adattarle alle proprie capacità sono bravi in molti, ma pochissimi sono capaci di “cantare giusti” certi brani senza tradirli, senza truccarli, senza (insomma) barare nemmeno un po'. E di cantanti capaci di restituire una lettura precisa di un certo repertorio di canzoni non ce ne sono (quasi) più, purtroppo. Mina c'è, per fortuna.
E caso mai ce ne fosse bisogno, “L'allieva” lo dimostra.

Delle 14 canzoni incluse nel Cd, scritte dal 1932 (“April in Paris”) al 1967 (“My way”), e incise da Sinatra fra il 1945 (“These foolish things”) e il 1968 (ancora “My way”: ma per i dettagli sui singoli brani vi rimandiamo al supplemento allegato), Mina ne aveva già registrate in passato solo quattro: “The nearness of you” e “Angel eyes” (nell'album “Mina 1964”), “Strangers in the night” (nell'album “Catene”, 1984) e “Dindi” (come retro del singolo “Que no, que no”, nel 1963). A proposito di “Dindi”, una curiosità: Mina l'ha incisa prima che lo facesse Frank Sinatra, la cui versione è del 1967.

E amore, si diceva; perché la selezione delle canzoni da includere in “L'allieva” è stata fatta “par coeur”, come dicono bene i francesi: “a memoria”, ma anche seguendo il cuore: scegliendo i brani che Mina ricorda per averli più amati, e che ripropone qui cantando senza alcuna concessione all'effetto ma con una compostezza, con un'eleganza, con un understatement davvero inimitabili; non appropriandosi spavaldamente delle canzoni, ma rileggendole con quella punta di ammirata soggezione che si ha per un maestro molto amato e molto rispettato.

Del resto, Frank Sinatra a sua volta non nascose il suo rispetto e la sua ammirazione per Mina: sul finire degli anni Sessanta, o forse era l'inizio degli anni Settanta, Sinatra aveva deciso di scegliersi un'erede, un'artista di lingua italiana alla quale consegnare idealmente il proprio testimone. E aveva scelto Mina. L'offerta era molto, molto interessante. Ed era molto, molto allettante. Prevedeva addirittura una serie di concerti in coppia, al termine dei quali Sinatra avrebbe detto addio alle scene.
Fu consegnata al padre di Mina da un signore inviato personalmente da Sinatra, il quale dettagliò le condizioni del contratto (che prevedeva un'esclusiva) e descrisse minuziosamente i termini della proposta. Mina andò negli Stati Uniti, tenne alcuni concerti (con molto successo), e si spaventò, perché si rese conto che la macchina dello show business americano era enorme, e assai più minacciosa e divorante, rispetto a quella dell'industria musicale italiana. Tornata a casa, Mina s'ammalò: quel signore venne di nuovo in Italia, a Roma, constatò che la malattia non era diplomatica ma reale, e rinunciò al contratto. Quel signore, per la storia, si chiamava Joe Adonis...

Ma tornando a “L'allieva”, e per concludere: questo disco - non ci piace, per l'occasione, l'abusato termine di “progetto” - è forse anomalo, nel senso che (certo) piacerà molto ai tantissimi estimatori di Mina, ma sicuramente incuriosirà, e (ci auguriamo) affascinerà anche quanti, pur non idealmente iscritti al Mina Fan Club, sono in grado di apprezzare un certo repertorio “alto” e diremmo “classico”, quello della grande canzone internazionale, degli standard intramontabili. Il pubblico che sceglie dischi che raccolgono brani molto ben suonati e molto ben cantati, che conserva questi dischi nella propria collezione e li riascolta ogni volta che desidera concedersi un'ora di puro piacere d'ascolto - un pubblico attento ed esigente, come quello che ancora oggi continua a prediligere un repertorio d'eccellenza come è quello di Frank Sinatra... e di Mina.

dal sito ufficiale

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